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Nel cerchio magico della notte

in onda venerdì 19 dicembre alle ore 15,30

Nel cerchio magico della notteIl termine sinfonico compare con frequenza in ogni discorso che abbia per soggetto Richard Strauss (1864 -1949), musicista che a soli 6 anni manifestò il suo interesse per la composizione scrivendo una piccola polka e che sarebbe diventato uno dei personaggi più importanti della musica tra Ottocento e Novecento.

Compiuti gli studi musicali (cui aggiunse anche quelli di Filosofia, Estetica e Storia dell'Arte), Strauss è accolto ventenne presso l'Orchestra di Corte di Meiningen dove diviene assistente del grande Hans von Bülow, entrando così a contatto dell'ambiente che aveva gravitato intorno a Liszt e poi a Wagner; come direttore sarà a Monaco, Berlino, Francoforte, Vienna, Dresda, poi in America con le tournées concertistiche, in Italia per i suoi viaggi ricchi di fantastica ispirazione, infine in Svizzera dove vivrà i suoi ultimi anni.

Il personalissimo linguaggio sinfonico di Richard Strauss ebbe un grande seguito e diede la sua impronta stilistica all'inizio del nuovo secolo, ma mentre molte sono le sue composizioni sinfoniche - tra cui ben dieci poemi, tutti assai famosi - le Sinfonie propriamente definite sono poche: la prima del 1880, la seconda dell'83 ma recante il numero d'opera 12 e pubblicata per prima (che oggi ascolteremo) e la sinfonia di tre temi, composta intorno al 1925.

Dal Fa minore della Sinfonia, andando a ritroso fino al 1881 troviamo il Fa maggiore della Sonata per violoncello e pianoforte op. 6, che insieme alla Sonata per violino (ugualmente risalente al periodo giovanile) è l'unica composizione dedicata da Strauss a due soli strumenti; il linguaggio, qui ancora marcatamente legato all'insegnamento dei grandi compositori romantici, rivela nell'ultimo movimento forti preannunci di quell'ironia che sarà una delle peculiari caratteristiche del Nostro.

Nella drammaturgia musicale Strauss è una delle voci più rilevanti di tutta la storia della musica, sia per le sue importantissime opere per il teatro sia per le composizioni che da teatro e letteratura traggono la loro ispirazione; senza tema di esagerazione, tra le più fulgenti perle della produzione vocale di tutti i tempi sono i Vier Letzte Lieder per voce e orchestra , ultima composizione di Strauss, scritti nel 1948 ma eseguiti solo a Londra nel '50, a un anno quindi dalla morte dell'autore.

Affiancati in un tutto unitario da una convenzione che proviene proprio dalla prima esecuzione della Philarmonia Orchestra con Kirsten Flagstad diretta da Furtwangler, questi quattro quadri - tre dei quali su versi di Hermann Hesse, da cui abbiamo desunto il nostro titolo - ci sono offerti da Strauss quale vero testamento spirituale; la sua intensa visione del mondo e della vita, sia sensibile che interiore, appare qui musicalmente trasfigurata in un momento di magica estrema ed assoluta poesia.

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