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A scuola anche i genitori

La Commissione Affari Sociali della Camera sta esaminando una proposta di legge sulla formazione alla genitorialità, anche al fine di promuovere la coesione sociale. La proposta, che si sostanzia in tre scarni articoli, riguarda pure la scuola, che dovrebbe organizzare "attività formative rivolte ai genitori ". E come potrebbe essere diversamente, visto che ormai da decenni si considera l'istituzione scolastica un contenitore privo di contenuti, da riempire con tutte le trovate socio - psico - pedagogiche di moda?
Veniamo indottrinati da quarant'anni con l'ideologia dell'essere competitivi, cioè tutti contro tutti nel lavoro e nella vita; il successo, non importa come raggiunto, è l'unico valore e la vita è un'attività produttiva, mentre non esistono diritti ma solo merci da acquistare nel mercato. Poi ci si rammarica se le famiglie sono impazzite, si sfaldano e non sanno tirar su i figli. Allora, si tira in ballo la scuola-azienda, ormai priva di risorse, delegittimata, ridotta a diplomificio dal diritto al successo formativo, gestita da dirigenti padroncini; la scuola deve intervenire a supplire la genitorialità, magari con un anno in meno di tempo così si risparmia. Si devono poi creare spazi artificiali di socializzazione laddove si è lavorato da anni per demolire la socialità. Rendiamo confuse le nuove generazioni per abituarle allo stress, senza fornir loro alcuna prospettiva se non la precarietà e l'insicurezza; le riempiamo di contenuti effimeri per ovviare alla loro solitudine esistenziale programmata. Non dovremmo invece porci il problema di rivedere l'ideologia di base della nostra società? 

Sergio Torcinovich - Venezia

 

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