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Luciano Capozzi

Costumista

Cosa ti è piaciuto della storia?
"Le fantastiche sceneggiature. Tutti conoscono la storia del Titanic, ma qui viene narrata da un punto di vista completamente nuovo. È stata un’esperienza costruttiva, per me. La caratteristica più importante della serie è che narra la storia di un sogno: il sogno del Titanic. E’ anche una storia di differenze sociali e di divisioni religiose, tipiche nell’Irlanda del tempo."

Hai collaborato con la DAP in passato?
"Qualche anno fa ho lavorato con DAP Italy in una co-produzione di un regista spagnolo, The Borgia. È stato un film molto importante per me, ho avuto una nomination al Globe per i costumi. E’ un momento che ricordo con grande piacere.”

Dove si è documentato per i costumi?
"Ho fatto molta ricerca sul Titanic. Ho visto documentari come A Day to Remember e inviato più di 400 referenze fotografiche a Ciaran Donnelly, in Irlanda. Ho consultato diversi libri, film e ho addirittura comprato una collezione di pellicole storiche irlandesi, risalenti ai primi anni del ‘900."

Sapeva che al tempo a Belfast c’era una nutrita comunità italiana?
"C’erano molti italiani al tempo, per lo più titolari di negozietti. A volte dimentichiamo che il popolo italiano a quei tempi era sparpagliato per tutto il globo. Un altro aspetto interessante della serie è che ci sono due famiglie povere: i Silvestri e i McCann. Mi sono sentito molto vicino a quelle persone, perciò è stato semplice trovare dei costumi adatti."

In cosa differisce il modo di vestire tra le diverse classi sociali?
"C’è una netta divisione tra chi è ricco e chi povero, ma esisteva anche una classe media. Ad esempio, c’è la famiglia Hatton. È importante, in un serial televisivo, usare un tocco delicate per gli stereotipi. Ho controllato i tessuti e i colori con Ciaran. Dovevamo stare particolarmente attenti alla scelta dei colori perchè si è fatto largo ricorso agli effetti digitali."

È corretto affermare che molti degli abiti dell’epoca avevano lo scopo di colpire per la loro magnificenza, piuttosto che per la comodità di chi li indossava?
"Erano assolutamente scomodi. Le donne indossavano corsetti, rigidi come armature. Era diffusa l’idea che la donna dovesse mostrarsi in società formale e non rilassata. Sarebbe stato impensabile per una donna agiata uscire di casa senza corpetto. Era un tempo in cui tutti, uomini e donne, mantenevano dei rapporti estremamente formali. A volte si rivela una sfida costringere l’attore ad indossare certi costumi. in questa serie, molti attori sono stati disponibili a calarsi nei costumi dell’epoca, per amore della veridicità storica."

Cosa portano, per te, i costumi alla recitazione? Rappresentano un modo per calarsi meglio nel personaggio? Credi che i vestiti mostrino i sentimenti di una persona?
"Assolutamente. I costumi sono importanti. A volte il lavoro di costumista è importante tanto quanto quello del regista. I costume sono un dettaglio, ma aiutano a far meglio comprendere la storia. Si può riassumere un personaggio meglio con un colore che con un dialogo, a volte. Un attore intelligente è capace di indossare il costume come una seconda pelle. Ophelia e Alessandra, per esempio, hanno realizzato immediatamente quanto il costume fosse importante per i loro personaggi."

Gli italiani apportano qualcosa in più nei costume, grazie al loro amore per la moda?
"C’è una lunga tradizione di costumisti italiani, penso a nomi quali Milena Canonero, Piero Tosi. Quando ero un costumista alle prima armi, mi sono ispirato a molti di questi grandi esempi. Ricordo Piero Tosi parlare di uno dei primi film girati con Anna Magnani. Le comprò i costumi su delle bancarelle per la strada. Per me è impossibile creare il costume perfetto senza prendere ispirazione dalla vita vera."

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