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Il Movimento al bivio di un'eredità difficile

Ora Casaleggio è assurto al rango di visionario, profeta, rivoluzionario. Ed è anche vero, dal momento che è stato un modernizzatore: l’inventore e l’architetto, insieme a Grillo, del Movimento 5 Stelle. Ma fino a ieri, prima della sua prematura scomparsa, era dipinto dai suoi avversari, e in generale dagli scettici, come un oscuro stregone, il Rasputin del grillismo, l’uomo che inseguiva l’utopia della democrazia diretta via web, ma la negava all’interno del Movimento.

La verità è a metà strada , come spesso accade. Casaleggio ha dato voce a un malessere reale serpeggiante nella società italiana sul finire della fallimentare stagione berlusconiana. Accanto a un comico brillante, con innate qualità di comunicatore – quelle che a lui mancavano – ha plasmato un partito anti-sistema, nemico di estabilishment sgretolato, e lo ha guidato dietro le quinte verso un successo spettacolare nel 2013, quando il 25% degli elettori ha scosso l’albero della stagnazione e ha creato la terza gamba di un assetto traballante.

Eppure a ben vedere l'autentica novità che ha cambiato la politica italiana comincia dopo. Riguarda la sopravvivenza el M5Sben oltre l'orizzonte dell'ondata populista che per sua natura è effimera. I precedenti storici, dal qualunquismo del dopoguerra al "poujadismo" francese, raccontano di brevi fiammate presto riassorbite dal sistema. Ma i Cinque Stelle sono diversi nella loro origine e nella loro articolazione. Dal 2013 a oggi hanno dimostrato di essere ben radicati nel tessuto sociale del Paese e questo rappresenta la loro originalità: compresa e interpretata da Casaleggio e Grillo, il binomio di vertice del Movimento. Grillo, istintivo e umorale, Casaleggio assai più raffinato sul piano intellettuale, dotato di antenne sensibili per cogliere i segnali di una società frammentata.

Oggi i 5Stelle sono un caso unico in Europa: senza equivalenti, tranne parziali analogie, né in Spagna né in altri Paesi che pure sono scossida spinte anti-estabilishment figlie della crisi collettiva. Questa assoluta originalità del laboratorio italiano riconduce al tratto peculiare del pensiero di Casaleggio, una volta emendato dalla vocazione apocalittica e cospirazionista, ma non aiuta a decifrare il rebus oggi riassunto nel più ovvio degli interrogativi: cosa accadrà ad un movimento che raccoglie tuttora, stando ai sondaggi più recenti , intorno al 27% delle intenzioni di voto e appare in crescita? (...)
Il quesito è sul tavolo già da qualche tempo e tocca al piccolo gruppo dirigente nazionale trovare la risposta. Senza Casaleggio il compito sarà più arduo, è logico, ma non impossibile. (...)
In attesa del paradiso della democrazia diretta, il M5S si è attrezzato a prendere voti sia a sinistra sia a destra. Casaleggio sapeva tenere in equilibrio le due sfere, i suoi successori dovranno dimostrare la stessa qualità di giocolieri. (...)

da Repubblica del 13 aprile 2016 

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