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Una scuola per migranti

Gli imprenditori si potrebbero tassare per insegnare un mestiere ai profughi

Invitato a tenere una conferenza alla Elis, scuola professionale no-profit che prepara i giovani a un lavoro offrendo anche ospitalità per chi ha problemi familiari, ha avuto un’idea: «Perché non replicare questa esperienza 10-20-100 volte per dare una speranza ai migranti?». Andrea Panconesi è un imprenditore atipico. Inventore di Luisaviaroma.com è diventato pioniere dell’ecommerce quando nessuno credeva che si sarebbe potuto vendere un vestito o una scarpa sul web. Oggi la sua azienda con base a Firenze dà lavoro a 200 persone. «Ho approfittato della platea di imprenditori e amministratori delegati di grandi aziende che fanno parte del consorzio finanziatore di Elis per parlare del mio progetto — racconta —.

L’esempio dell’alluvione del 1966

Nel 2016 ricorrono 50 anni da quando Firenze fu sommersa dall’alluvione. E ricordo quel fiume di giovani che arrivò da tutto il mondo per dare una mano a risollevare la città dal fango. Adesso siamo di fronte a un flusso umano di migranti che non hanno un futuro. È la nostra generazione quella chiamata a dare una risposta a questa emergenza, perché per quella futura sarà troppo tardi». Panconesi fa leva sull’imprenditoria illuminata. «Ho indicato una strategia, ma serve partecipazione. Mi sono esposto in prima persona. La mia azienda fattura 110 milioni l’anno, sono disposto a versare lo 0,1 per cento. Il know how c’è, non bisogna inventarsi niente. È sufficiente replicare l’esperienza di Elis, eccellenza italiana».

Migranti di ieri e di oggi

Fu creata nel 1957 quando Papa Pio XII decise di impiegare i doni economici ricevuti per i suoi 80 anni per i giovani del Tiburtino, allora quartiere di immigrati in cerca di lavoro. «Ancora oggi la scuola è tenuta come un gioiello con il supporto dei ragazzi in cucina e per le pulizie. Alla fine del periodo di formazione qualcuno viene assunto nelle aziende del consorzio ed è previsto anche un prestito d’onore per chi è motivato ad avviare un’attività. L’immigrazione è come l’acqua, non puoi fermarla, puoi regolarla e noi ne abbiamo la possibilità, non è un’impresa impossibile». Per dare corpo alla sua idea Andrea Panconesi, in occasione del Pitti di giugno (quando, come da tradizione, ospiterà tutti i maggiori fashion influencer) ha ideato «The bridge of love», un ponte galleggiante tra le due sponde dell’Arno su progetto dell’architetto Claudio Nardi. Metafora dell’incontro.

sul sito del Corriere della Sera 

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