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Catalogna: chi ha vinto veramente

Caro Feltri,
anche se nessuno lo dice, in Catalogna ha vinto la maggioranza silenziosa,
quella che ragiona senza urlare nelle piazze, che non si identifica con con il narcisismo egoista dei secessionisti,
quella che è solidale con le comunità spagnole più povere,
quella che ha rifiutato un referendum vietato dalla Costituzione, senza controllo dei seggi e dello spoglio, senza quorum minimo per la validità, senza campagna elettorale dei contrari, senza alcuna legalità di fatto e di diritto.
Con 7,5 milioni di abitanti e 5,3 milioni di aventi diritto di voto, per avere una maggioranza assoluta (il minimo per una scelta così importante) sarebbero stati necessari almeno 3 milioni di SI.... Non ci sono stati.
Valeva la pena alimentare una frattura così profonda nel tessuto sociale del paese? A chi giova balcanizzare (Catalogna, Paesi Baschi, Navarra, Galizia) questa area d'Europa così vicina all'Italia? Come ha detto lei, nord e sud esistono ovunque: negli Stati, nelle regioni, nelle città, nei quartieri.
La Catalogna è, dopo Madrid, la comunità più ricca di Spagna. E' diventata ricca con la laboriosità dei suoi abitanti ma anche con il lavoro di centinaia di migliaia di immigrati dalle aree più povere della penisola e con le fabbriche che vi ha localizzato Franco durante la dittatura.
Certo si può e si deve discutere - e accordarsi civilmente - sul grado della sua attuale autonomia finanziaria e culturale, ma non si può negare che il Parlamento locale sia da alcuni anni succube di estremisti "malati di passato", che provano odio e rancore verso gli altri abitanti della Spagna, da cui si sentono diversi.
Diversi osservatori pensano che in certi settori come l'istruzione il Governo centrale abbia già concesso fin troppo. Come può infatti pretendere Barcellona di essere considerata una capitale europea se cancella la lingua spagnola invece di promuovere un sistema bilingue nella scuola e nella comunicazione ai cittadini, ai turisti, al mondo?
Ha un senso che una famiglia che si trasferisce per lavoro in Catalogna debba mandare i figli in una classe dove si insegna solo in catalano e lo spagnolo è considerato una lingua straniera da 2 ore settimanali?
Ha un senso imporre le insegne stradali e dei negozi solo in lingua locale? Ha senso discriminare nel lavoro chi non professa pubblicamente la sua "catalanità"?
Ha senso affermare che in Catalogna oggi si vive peggio che sotto la dittatura franchista?

Angelo Tirelli - Milano

PS: l'eccessiva durezza usata della polizia in alcune scuole di Barcellona va certamente condannata perché esagerata e anche controproducente. Quei nonni manganellati non se lo meritavano, anche se stavano difendendo un illecito. Ma non sappiamo ancora quanti sono stati i seggi incriminati sui 2300 sparsi in in tutta la Catalogna mentre sappiamo che tanti secessionisti, armati di cellulare, cercavano che accadesse uno scontro cruento con dei "martiri" da potere esibire mediaticamente, per trasformare una prevedibile sconfitta in una vittoria "morale". E pare ci stiano riuscendo, cancellando tutte le promesse precedenti di usare solo attività non violente e legali per raggiungere il loro scopo. Vedremo l'evoluzione della situazione.

 

 


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