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Natalia Aspesi

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    Festival e funerali
    Dai costumi ai malcostumi. Una storia italiana

    Si può fare così la storia d’Italia. Scoprendo ogni giorno il fatto che accade. Sedendo in prima fila e guardandosi intorno. Ascoltando. Catturando. Registrando gli eventi quotidiani con gli occhi curiosi della cronista ironica. Raccontando, attraverso i suoi occhi e la sua mano, una storia, scritta al presente, che diventa Storia. Una storia italiana. Una storia italiana fatta di stelle che splendono, spendono, spandono e si spengono. Divi che fioriscono, sfioriscono, appassiscono; si sposano, sperano, si disperano. Donne che fanno le maestre, le commesse, le operaie. Una storia italiana. L’Italia della moda. Delle gonne che si accorciano, si allungano, si stringono, soffocano il ginocchio, lo liberano. Dei corpi. Dei seni che si gonfi ano, si sgonfi ano, si nascondono nei push up. Dei visi angelicati, indemoniati, plastifi cati. Delle sfilate. C’è silenzio lì, tra la folla. Tutti aspettano le modelle, con i loro abiti. Tutti aspettano di sapere come dovranno vestirsi, trasformarsi, camminare domani, oggi pomeriggio. Tra un’ora. Sfi lano in passerella le modelle. C’è silenzio sacrale. C’è l’applauso finale. Allora: saremo tutti vestiti di viola. Sfilano, tra queste pagine, grandi attori, attorucoli e comparse. Rockstar, stilisti e affaristi. Ereditiere di Milano, contadine di Ravenna e domestiche di Genova. Le lunghe estati calde in Riviera, gli amori nascosti, gli amori annunciati, gli amori finiti. Nuovi politici, con vizi privati e senza pubbliche virtù. L’Italia delle feste, dei festival e dei funerali. Della moda e della politica. Del costume e del malcostume. C’è anche questo, in questi Festival e funerali: il malcostume. Alla prima riga del libro, Luchino Visconti; all’ultima riga, Fabrizio Corona. Una storia italiana. Una storia che ci fa ridere e indignare, mostrandoci – attraverso gli occhi curiosi di una cronista ironica – come eravamo, come siamo, come siamo diventati.

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