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Mille Piani

Recensione - I classici di Millepagine

Mille Piani deleuze guattari filosofia capitalismo

di Gilles Deleuze, Félix Guattari
Editore: Castelvecchi


La casa editrice Castelvecchi, a suo tempo fondata da Alberto Castelvecchi e poi passata di mano ad altri, negli anni Novanta ha raccolto il testimone dell’originalità e della ricerca; un testimone che era stato prima di Arcana, negli anni Settanta, e poi di Costa&Nolan negli anni Ottanta. Il catalogo ha mantenuto un livello di qualità medio alto, pure con nuove aperture verso argomenti sociali, politici e storici; come ha dimostrato un bel saggio di Francine Prose su Anne Frank. Mentre la narrativa ha continuato ad essere un importante termine di riferimento, trovando recentemente conferma nell’originale romanzo “Serena Variabile” di Elisa Genghini e Gianluca Morozzi. Ma l’attenzione verso i temi più innovativi del pensiero contemporaneo non è venuta meno e la ristampa di “Mille Piani” lo ribadisce in pieno. Dei due autori, entrambi francesi e tra i principali filosofi contemporanei, Deleuze in particolare è legittimamente al centro di un autentico culto. Un culto esteso al mondo dei mezzi di comunicazione dove, specie quando si vuole fare bella figura, egli è tra i nomi più citati, pure se non sempre capiti. Un destino questo che lo avvicina ad un altro originale pensatore: Guy Debord. Francese anche lui, anche se di origini napoletane (!), altrettanto difficile da comprendere ma altrettanto tirato in ballo sulle questioni più disparate.

Massimo Carboni prova a fare chiarezza nella sua lunga ed esauriente prefazione – che si aggiunge a quella lo stesso interessante di Massimiliano Guareschi, presente in una precedente edizione ed intelligentemente lasciata dall’editore al suo posto – spiegando il valore del libro a trent’anni di distanza dalla sua originaria pubblicazione. Successivo ad un altro importante volume (“L’anti-Edipo”, realizzato otto anni prima) “Mille Piani” può essere considerato come un punto di sintesi delle prospettive filosofiche del Novecento. Vengono infatti ripensate le quattro linee maestre del pensiero estetico: le nozioni di vita, forma, conoscenza e azione sono appunto sottoposte ad una profonda revisione. Nello stesso tempo i due autori combinano queste istanze con le quattro svolte – politica, mediatica, scettica e comunicativa – che hanno segnato la vicenda estetica nella seconda metà del secolo. Da questi campi concettuali viene fuori un testo fondamentale, pure nella sua difficoltà, per la definizione della sensibilità contemporanea. Certo è molto complesso, ma un piccolo tentativo va fatto. E non c’è fretta...


A cura di Vittorio Castelnuovo
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