Fuori orario

Dal 16 al 22 settembre 2018

In onda dal 16 al 22 settembre 2018

Domenica  16    settembre     2018                RAI3                    dalle 24.30     alle     06.00   (330’)

Fuori Orario cose (mai) viste

di Ghezzi Baglivi Di Pace Esposito Fina Francia Fumarola Giorgini Luciani Melani Turigliatto

 

 

presenta

 

 

 

CENTRO HISTóRICO                                                                   FILM

(Centro storico, Portogallo, 2012, col., dur.93’10”, v.o. sott. in italiano)

Regia: Aki Kaurismäki, Pedro Costa, Victor Erice, Manoel de Oliveira 

Con: Ikka Koivula, Ventura, Antonio Santos, Manuel Furtado, Valdemar Santos, Amandio Martins, Henriqueta Oliveira, Ricardo Trêpa 

Con la firma di quattro grandi registi (Aki Kaurismäki, Pedro Costa, Víctor Erice e Manoel de Oliveira) si delinea in Centro histórico un ritratto multiforme dell’uomo e del suo rapporto con lo scorrere del tempo, con le sue rivoluzioni, le sue conquiste, le sue piccole e grandi battaglie quotidiane. Capitale europea della cultura 2012, la città portoghese di Guimarães è celebrata da quattro episodi: in O Tasqueiro, il finlandese Kaurismäki racconta di un oste, nel vecchio centro della città, che tira avanti tra generosi bicchieri di vino e solitudine; in Lamento da vida Jovem, il portoghese Costa segue un vecchio a colloquio col suo doloroso passato di reduce; in Vidros Partidos, lo spagnolo Erice affronta il tema del lavoro attraverso le testimonianze degli ex operai di quella che è stata la più grande industria tessile d'Europa; in O Conquistador Conquistado, de Oliveira mostra una flotta di turisti, con a capo una guida, fare visita alla statua di Alfonso Henriques, primo re del Portogallo.

 

 

 

O ESTADO DO MUNDO                                         FILM 

(Lo stato del mondo, Brasile, Cina, Francia, India, Portogallo, Thailandia, 2007, col., dur., 101’18”,  v.o. sott. in italiano)

Regia: Apichatpong Weerasethakul, Vicente Ferraz, Ayisha Abraham, Wang Bing, Pedro Costa, Chantal Akerman

Con: Sakda Kaewbuadee, Jenjira Jansuda, Nophakraw Ngawvichai, Prasit Donsung, Paschoal Vilaboim, Jurandir Ferreira, Babú Santana, Isaac Scheneider, Andrei Tibilov, Jorge Kacharava, Vasil Tibilov, Shyam Bahadur, Xu Ning, Wu Gang, Wang Hongwei, Lu Ye, Li Wake, José Alberto Silva, Lucinda Tavares, Alfredo Mendes, Ventura

Presentato in anteprima mondiale  alla Quinzaine des Réalisateurs nel 2007, O Estado do Mundo, è composto da sei cortometraggi di registi internazionali. Si tratta di un'opera commissionata dalla Fondazione portoghese Calouste Gulbenkian, che in occasione dei suoi 50 anni ha organizzato numerosi eventi culturali. Luis Correia, produttore esecutivo del progetto per Lx Filmes, ha proposto ad alcuni registi di girare un film a tema di 15 minuti ciascuno, senza nessun'altra condizione se non quella del budget. “Ciò che più mi ha colpito”, ha affermato il produttore, "è il fatto che tutti i cortometraggi affrontano temi simili: la memoria, la storia, l'identità. Il che ha dato vita a una sorta di caleidoscopio sul mondo".

In Luminous People (di Apichatpong Weerasethakul), una famiglia tailandese intraprende un viaggio sul fiume Mekong per attraversare il confine tra Tailandia e Laos per organizzare un funerale. Lungo il tragitto, la madre decide di gettare le ceneri del morto nelle acque del fiume. Germano: a causa dell'inquinamento che sta rovinando la baia di Guanabara, il pescatore Germano, insieme al suo equipaggio, decide di cambiare zona per le loro battute di pesca. Così, a bordo della piccola barca munita di un vecchio motore, il gruppo di uomini si avventura verso l'alto mare.

One Way: Ogni giorno, una agente della sicurezza, per recarsi al lavoro affronta un viaggio dalle montagne del Nepal fino alla città di Bangalore, in India. Brutality Factory: Nella moderna Cina, un complesso industriale viene demolito. Durante la notte, tra le rovine appaiono i fantasmi del passato che narrano le loro storie. Tarrafal: Uno sguardo su Tarrafal, il territorio sito sull'isola di Santiago, nell'arcipelago di Capo Verde, dove nel 1936 il governo portoghese ha istituito una colonia penale per i prigionieri politici chiamata "il campo della morte lenta". Tombée de nuit sur Shanghai: Immagini e suoni in libertà che costituiscono una sorta di disegno animato commentato da musiche che spaziano dalla classica agli autori americani degli anni 1970-'80.

 

TRE DISASTRI                             FILM

episodio di 3X3D

(The Three Disasters, Francia/Portogallo, col., dur., 17’03”v.o. sott. it) 
Regia: Jean Luc Godard 
Jean-Luc Godard si interroga su prospettive e volumi dell’immagine in 3D.

Episodio del film collettivo che vede coinvolti anche Peter Greenway e Edgar Pera.

 

 

DIECI MINUTI PIU' VECCHIO

(Starše na desjat’ minut, URSS, 1978, b/n, dur., 09’37”, v.o. sott. italiano)

Regia: di Herz Frank

In un unico piano sequenza, la macchina da presa osserva un bambino che guarda uno spettacolo di burattini. I burattini combattono sul palco, ma il viso del bambino rispecchia il conflitto più universale tra bene e male. Nel buoi del teatro un'immagine dell'anima invisibile.

 

Venerdì   21         settembre   2018             RAI3              dalle 01.30     alle     06.00   (270’)

Fuori Orario cose (mai) viste

di Ghezzi Baglivi Di Pace Esposito Fina Francia Fumarola Giorgini Luciani Melani Turigliatto

 

presenta

 

PRIMA (DOPO) LA RIVOLUZIONE

(1)

 

 

a cura di Simona Fina

 

FANGO

(Çamur, Turchia/Italia, 2003, col., dur., 94’32”)

Regia: Dervis Zaim

Con: Mustafa Ugurlu, Yelda Reynaud, Bülent Emin Yarar, Taner Birsel 

Il film ricostruisce la guerra silenziosa combattuta tra la comunità turca e quella cipriota in seguito all'instaurazione del regime dei colonnelli nel 1974 e il conseguente insediamento greco nell'isola. In una Cipro ancora divisa, si snodano le storie di Ali,Temel, Halil e Aisha, quattro amici turchi che vivono con il desiderio di riappacificarsi con il passato.

Nelle distese di fango del lago salato, sono sepolti ricordi, orrori della guerra, antiche statue portatrici di leggende, argille capaci di poteri curativi. Quattro amici turchi (Ali, Temel, Halil, Aisha) cercano di riappacificarsi con il passato del conflitto turco-cipriota. Ali e Temel vengono coinvolti in un curioso progetto ONU che prevede la realizzazione di una statua di gesso dello stesso Ali a grandezza naturale da collocare in una casa nella parte greca dell'isola, e così al contrario. Fallita l'iniziativa, se ne prova un'altra mirata a trovare uomini le cui famiglie sono state uccise durante il conflitto per conservare campioni del loro sperma da esporre in una mostra. Ali è tra i prescelti. Temel, colpevole di molti omicidi, sa che nel fango sono nascosti i corpi ma non ha il coraggio di andarli a ripescare. Cerca aiuto in Halil, suo complice, ma lo trova indifferente. Aisha, ginecologa, è sorella di Ali e fidanzata di Halil. Rimasto senza voce, Ali a poco a poco guarisce, dopo aver recuperato nel lago una statua della fertilità che regala a Halil. Questi intravede la possibilità di venderla bene e si rivolge ad alcuni mercanti. Ma la trattativa precipita in tragedia. Il compratore, respinto, torna con alcuni killer e fa eliminare Temel, e dopo Ali. Allora Aisha va in ospedale e si fa iniettare lo sperma di Ali. Eccola ora con due bambini davanti al mare.

 

VIAGGIO A CITERA

(Taxidi sta Kythira, Grecia, Italia, Gran Bretagna, Germania Ovest, 1984, col., dur., 135’33”)

Regia: Theodoros Angelopoulos

Con: Manos Katrakis, Mairi Hronopoulou, Dionysis Papagiannopoulos, Dora Volanaki, Giulio Brogi, Giorgos Nezos, Athinodoros Prousalis

Nel 1984 prende avvio il sodalizio con lo sceneggiatore Tonino Guerra per il film Viaggio a Citera (mai distribuito in Italia), in cui Alessandro sta cercando un attore anziano per il suo film che si ispirerà alla storia di un militante di sinistra. In un bar incontra Spiros, un venditore ambulante che per aver combattuto nella resistenza greca ha passato 32 anni di esilio in Ucraina, dove si è fatto una nuova famiglia. Spiros, originario delle Isole Ionie, fa ritorno in Grecia, ormai liberata dalla dittatura dei colonnelli. In città trova ad attenderlo i due figli Alessandro e Voula che lo portano da sua moglie Caterina. Riesce a farsi accompagnare in auto nel villaggio di Mesonisi, nel nord della Macedonia, dove ritrova la sua casa di campagna ed il vecchio amico Andonis.

Gli abitanti del villaggio sono tutti d'accordo per vendere i loro campi indivisi ad un'impresa di costruzioni edili, ma Spiros si oppone e rimane da solo a difendere la sua terra, dopo che anche la moglie fa ritorno in città con i figli e con Andonis.

Qualcuno dà fuoco alla baracca di Spiros, che a questo punto preferisce nascondersi nella sua casa. Dopo l'incendio un gruppo di poliziotti lo sta cercando e con l'aiuto di Alessandro e Caterina riescono a trovarlo chiuso nella sua abitazione. I contadini tornano inferociti per cacciare l'oppositore dal villaggio. Spiros e Caterina fuggono alla stazione ferroviaria dove vengono fermati dalla polizia. Visto che Spiros non ha più la cittadinanza greca ed ha causato problemi di ordine pubblico, il governo greco ne ha deciso l'espulsione e lo confina su una barca al largo della costa in acque internazionali. Citera assume i contorni di un’isola mitica, di sogno, il regno della felicità.

 

 

Sabato  22      settembre   2018             RAI3              dalle 01.00     alle     06.00   (300’) 

Fuori Orario cose (mai) viste

di Ghezzi Baglivi Di Pace Esposito Fina Francia Fumarola Giorgini Luciani Melani Turigliatto

 

presenta

 

PRIMA (DOPO) LA RIVOLUZIONE

(2)

 

 

a cura di Simona Fina

 

 

CONTACTOS

(t.l., Contatti, Spagna, 1970, b/n, 62’,  v.o. sottotitoli spagnoli)

Regia, montaggio, produzione : Paulino Viota

Sceneggiatura: Javier Vega, Santos Zunzunegui

Con: Guadalupe G. Guemes, Eka Garcia, José Miguel Gándara, Camino Gárriz, José Angel Rebolledo

Riscoperto da poco tempo come uno dei film maggiori della storia del cinema spagnolo, Contactos fu realizzato in piena dittatura con mezzi ridotti all’essenziale (macchina 16 mm., suono post-sincronizzato, riprese in pochissimi décor naturali  – tre interni e un esterno -  con sole cinque posizioni fisse della cinepresa in inquadrature frontali), senza autorizzazione ufficiale, in segreto e in fretta, di fatto quasi clandestinamente. Proibito dalla censura in Spagna, fu mostrato all’estero due volte:  da Langlois a Parigi nel 1971 alla Cinémathèque Française e lo stesso anno al Festival di Hyères, dove fu amato dal giurato Noel Burch, che ne scrisse diverse volte nei suoi libri. Pur avendo come trama  quotidiana la vita sotto minaccia di probabili militanti politici clandestini antifranchisti (una donna e due uomini provvisoriamente installati nelle camere d’affitto di uno stesso  appartamento),  Contactos si distacca  completamente dal cinema politico indipendente di quegli anni: “Invece di riferirsi ai codici narrativi convenzionali per descrivere il clima di oppressione imposto dalla dittatura, il film fa ricorso alle proposte estetiche più radicali del momento. Il titolo è ripreso da un brano di musica elettronica di Karlheinz Stockhausen e in effetti il film si svolge  secondo una logica quasi matematica di simmetrie e di ritmi” (Javier Moral), con una sobrietà formale vicina ai concetti della serializzazione (ma anche dell’apparente aleatorietà) propri  della musica d’avanguardia.  Altri riferimenti decisivi sono l’artista basco Jorge Oteiza (con le sue famose scatole vuote), il cinema di Straub e Huillet (soprattutto Cronaca di Anna Magdalena Bach), quello di Yasujiro Ozu (soprattutto per la luce, da poco scoperta da Viota in visioni televisive). Ma dove il film diventa ancor più sorprendente e quasi imponderabile è nell’architettura temporale: “la distruzione sistematica della struttura cronologica contrasta col rispetto scrupoloso del tempo all’interno delle singole scene, dando luogo a una decentralizzazione radicale dello spazio e del tempo, un’esperienza di frammentazione che evoca l’evoluzione quotidiana di un soggetto clandestino, sempre minacciato” (Javier Moral).  Il tempo del film è – nelle parole dello sceneggiatore Santos Zunzunegui – “quello che ci era stato rubato durante (e dalla) dittatura”. E Viota aggiunge: “Contactos è la cronaca di Anna Magdalena Bach senza la musica di Bach, dove il genio musicale è sostituito dall’atmosfera oppressiva del regime franchista”.  In un’intervista a Manuel Asin, Viota ha così descritto il finale del film, apparentemente interrotto: “ La fine del film è uno sguardo verso la macchina da presa, un motivo  classico del cinema moderno...Inoltre è un finale tradizionale, perché in fondo la storia è una storia tradizionale. Il film comincia e finisce come un film di John Ford: con un personaggio che arriva e un altro che dice che non continuerà, che è stanco di tutto. E il film finisce anche come un film nouvelle vague, con quello sguardo”.

 

 

LA TRAGEDIA DI UN UOMO RIDICOLO

(Id., Italia, 1981, col., dur., 11’27”)

Regia: Bernardo Bertolucci

Con: Ugo Tognazzi, Anouk Aimée, Vittorio Caprioli, Renato Salvatori, Laura Morante, Victor Cavallo, Olimpia Carlisi, Ricky Tognazzi, Margherita Chiari, Franco Trevisi

Primo Spaggiari è un piccolo industriale caseario parmense. E' di origine contadina e non è andato oltre le elementari. Si è fatto col suo lavoro. Sua moglie Barbara, invece, è una donna raffinata di origine francese. Un giorno loro figlio Giovanni viene rapito e Primo deve raggranellare un miliardo per il riscatto. Intanto il caseificio è colpito da una grave crisi economica. Nella vicenda intervengono una giovane operaia, Laura, fidanzata di Giovanni, e un prete operaio, Adelfo, che sanno molto sul rapimento. Da loro l'industriale viene a sapere che suo figlio è morto. Primo però continua a raccogliere i soldi, aiutato in questo dalla moglie Barbara, per salvare la sua seconda creatura: il caseificio, sull'orlo del fallimento. Seguendo le indicazioni di una lettera falsa, scritta dalla fidanzata di Giovanni, Primo Spaggiari e la moglie depositano il miliardo nel luogo indicato. La ricomparsa improvvisa di Giovanni fa sì che il miliardo finisca investito nel caseificio, trasformato in cooperativa, sotto il controllo degli operai.

 

 

 

 

 

 

SAN MICHELE AVEVA UN GALLO                         FILM

(Id., Italia, 1972, col., dur., 86’45”)

Regia: Paolo e Vittorio Taviani

Fotografia: Giulio Masini

Montaggio: Roberto Perpignani

Con: Giulio Brogi, Daniele Dublino, Renato Cestié, Vito Cipolla, Renato Scarpa

Liberamente tratto dal racconto di Tolstoj Il divino e l’umano (alla letteratura russa i due autori attingeranno più volte nella loro opera), il film racconta il fallimentare tentativo rivoluzionario che un piccolo gruppo di anarchici tenta di compiere in un paese umbro. Il loro capo, l’anarchico internazionalista Giulio Manieri,  viene condannato all’ergastolo  e sconta la pena  in reclusione solitaria, fantasticando tra sé e sé immaginari dibattiti politici. Dopo dieci anni di prigionia, mentre viene trasferito in un altro carcere, sulla barca che lo trasporta nella laguna veneziana, incontra un gruppo di giovani rivoluzionari scoprendo così l’esistenza di  una nuova generazione che ormai irride al suo idealismo utopistico e professano una strategia completamente diversa, fondata  sull’analisi scientifica della società.  Sentendosi sorpassato dalla storia Giulio si lascia scivolare nelle acque della laguna.

 

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