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Pesca alla trota in America

Recensione - I classici di Millepagine

Pesca alla trota in America Richard Brautigan

di Richard Brautigan


Dopo una prima pubbicazione avvenuta nel 1989 (in Usa uscì nel 1967) per merito dell’editore Serra e Riva, e riproponendo così la traduzione del bravo Riccardo Duranti, torna ad essere disponibile per i lettori italiani il più celebre romanzo - così lo descriveva l’autore, pure se tutto è fuorché un romanzo! - del povero Richard Brautigan; morto suicida a quarantanove anni al termine di una profonda crisi personale, alimentata tra le altre cose da un’involuzione creativa che ne aveva fiaccato l’anima.

Quando venne finalmente tradotto in italiano, essendo trascorsi più di vent’anni, il testo non apparve più come un resoconto diretto della cultura americana, assumendo piuttosto la forma della testimonianza. Infatti l’anno della sua pubblicazione coincise con l’esplosione della psichedelia, della cultura hippie e della musica rock. Passò alla storia, quella stagione che ebbe il suo epicentro in California, come l’estate dei Figli dei Fiori: gettando le basi per la così detta Generazione di Woodstock, che due anni dopo avrebbe celebrato nell’omonimo Festival musicale il proprio canto del cigno (anche se erano in pochi, all’epoca, ad accorgersi che quell’esperienza alternativa stesse volgendo al termine).

Riletto di nuovo oggi, grazie all’iniziativa di Isbn, produce un fortissimo senso di nostalgia. Perché in fondo quella comunità sgangherata di artisti da strada, poeti, musicisti, tutti vagamente fannulloni nel tentativo persino goffo di cambiare il mondo, ora che quasi nessuno si arrabbia più, ci manca molto. Non abbiamo parlato del libro, tuttavia non è necessario provare a descrivere un manuale che davvero sfugge ad ogni definizione ma che è opportuno per tante ragioni riprendere in mano.  


A cura di Vittorio Castelnuovo
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