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Narrativa italiana

Recensione - Le novità editoriali

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Il concetto è stato ripreso da Fernando Acitelli su Il Messaggero di lunedì 4 luglio. L’artista di un tempo, pure il più artista di tutti e cioé il poeta, oggi frequenta scuole specializzate e interpreta il proprio ruolo come un mestiere. Pare ci voglia una patente per vendere versi, conclude Acitelli nel suo articolo. Meglio allora rivolgere l’attenzione verso gli scrittori relativamente conosciuti, avendo così modo di trovare piacevoli soprese – fermo restando la vicenda più clamorosa, tanto per cambiare, viene dall’America ed è quella de “L’ultimo inverno” di Paul Harding; pubblicato in Italia da Neri Pozza e vincitore negli Usa del Premio Pulitzer, dopo essere stato rifiutato da numerosi editori.

E’ il caso di “Avevo solo voglia di scrivere”, tenerissimo libro di Marianna Iandolo; che approda alla difficile prova del romanzo dopo un importante apprendistato come giornalista e autrice. Passare dalla carta stampata alla scrittura di un romanzo non è affatto facile – come documenta il bel saggio di Carlo Serafini “Parola di scrittore”, per i tipi di Bulzoni – ma la Iandolo supera l’ostacolo attraverso una scrittura incalzante, che non dimentica momenti di sconfinata dolcezza. La storia è quella di un’infanzia il cui significato recondito si allunga come un’ombra lungo il corso dell’esistenza; non abbandonando mai la protagonista, Minerva, ma piuttosto fornendole strumenti quasi magici di interpretazione. La comunicazione è l’anello di congiunzione di tutte le esperienze e il bisogno di essa ammanta, come è scritto se ricordiamo bene in una vecchia poesia di Lawrence Ferlinghetti, ogni primavera e ogni cosa. Speriamo di non perdere di vista questa bravissima autrice.

Ci auguriamo lo stesso del simpatico Otello Procacci, che anzi vorremmo conoscere personalmente perché dalla lettura del suo divertente “Gobbi come i Pirenei. Una storia d’amore, ironia, ciclismo e anarchia” (pubblicata per le edizioni Neo) si deduce una personalità a dir poco intrigante, capace persino da un funerale di trarre un episodio vero quanto tragicomico. Bella l’idea di utilizzare il ciclismo come piattaforma narrativa e metafora della vita. Una vita spesso priva di senso apparente ma che l’autore ci suggerisce di affrontare da un’angolatura diversa, magari dopo aver letto il suo divertente libro.

Ben altro approccio è quello di Vincent Spasaro, più volte finalista al Premio Urania, una manifestazione che si rivela da sempre una fucina di talenti e che seguiamo anche noi con interesse; al punto da aver intervistato a suo tempo Francesco Verso, uno dei recenti vincitori. Il suo romanzo “Assedio” è spiazzante sin dal titolo e coinvolge il lettore, lungo una scrittura molto tesa e con cambi di prospettiva ben congeniati, in una vicenda drammatica ambientata a Sarajevo nel 1993. Sullo sfondo di un dramma metropolitano causato dalla guerra, il protagonista Stefan Weiss si comporta apparentemente come una spia, seguendo di fatto un altro percorso e perseguendo ben altri obiettivi, fino alla drammatica sorpresa finale. Il suo è un falso movimento e ci riporta a una tradizione tutta mitteleuropea, che va da Goethe a Wim Wenders e che trova nell’inatteso e nel sorprendente il significato e a volte anche il riscatto di una vita.

A cura di Vittorio Castelnuovo
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