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Il grande Gatsby e dintorni

I classici

Scott Fitzgerald il grande gatsby

di Autori vari


Leonardo Di Caprio sarà Il grande Gatsby nel film diretto dal regista australiano Baz Luhrmann. E proprio in Australia sarà girata la pellicola, esattamente nello Stato del New Souht Wales. La notizia conferma il fascino duraturo del più celebre libro di Scott Fitzgerald, oggetto già in passato di riduzioni cinematografiche. Il romanzo uscì nel 1925 e seguì “Di qua dal paradiso”, pubblicato nel 1920, e “Belli e dannati”, edito invece nel 1922. Mentre i primi due titoli divisero la critica e suscitarono le perplessità di Ernest Hemingway, che inizialmente non considerava Fitzgerald un autore serio, “Il grande Gatsby” fu accolto da tutti come un capolavoro. La stampa lo valutò come un momento di svolta nella carriera dello scrittore, mentre per T.S. Eliot esso rappresentò un «...primo passo avanti» per la narrativa americana del Novecento. L’eccellente prefazione di Sara Antonelli – un’americanista della quale recentemente abbiamo apprezzato il bel compendio “Novecento Usa”, realizzato insieme a Giorgio Mariani per i tipi di Carocci – ricorda la sofferta genesi del romanzo e le innumerevoli indecisioni dell’autore. Nella tormentata storia di Jay Gatsby, oscuro avventuriero alla ricerca sia di un personale posto al sole nel sogno americano che di un amore impossibile, Fitzgerald sembrò riversare tutte le inquietudini celate dietro lo sfarzo dei ruggenti anni Venti; rinunciando alla spensieratezza dei precedenti racconti in favore di toni più crepuscolari, e raggiungendo un equilibrio stilistico che pose il libro, pure se non subito, tra quelli più importanti nella storia della narrativa. Il bravo Tommaso Pincio, qui nelle vesti di traduttore, firma l’interessante post-fazione. Lo stesso schema di gioco si ripete per la ristampa di “Racconti dell’età del jazz”. L’introduzione è firmata di nuovo dalla Antonelli – che rammenta non solo l’enorme popolarità delle novelle brevi di Fitzgerald, ma anche come esse gli offrissero un fecondo terreno di sperimentazione – mentre il ruolo di traduttore è affidato a Giuseppe Culicchia, altra figura di rilievo della nostra narrativa contemporanea. Dimenticavamo di lodare il lavoro degli amici della Minimum Fax, ancora una volta protagonisti di un’iniziativa originale: quella cioé di ristampare questi bellissimi libri nella traduzione appunto dei nostri migliori scrittori giovani. L’esperienza continuerà con le annunciate ripubblicazioni delle altre opere del grande scrittore.

Non sono da meno, in quanto a idee originali e buona volontà, i ragazzi (per la verità in redazione sono quasi tutte ragazze!) della Fandango. Il marchio è conosciuto dal grande pubblico per gli importanti successi cinematografici – per non parlare della programmazione radiofonica su Internet, in parte curata da un collega molto bravo come Nicola Roumeliotis - ma nel tempo si è messo in evidenza anche attraverso un azzeccato lavoro nell’editoria di qualità. Qui viene stampato un libro del regista Peter Bogdanovich, dopo il precedente “Chi c’è in quel film?”. Questo si intitola “Chi ha fatto quel film?” e propone un approccio simile. Bogdanovich è infatti noto agli passionati anche per il suo gusto di cinefilo, un pò come a suo tempo lo era Francois Truffaut. Nel volume egli intervista alcuni grandi registi del passato – da Alfred Hitchcock a Don Siegel, da Fritz Lang a Howard Hawks fino a Sidney Lumet e numerosi altri – ricavandone non solo una preziosa testimonianza sull’arte cinematografica ma soprattutto un affresco su un’intera stagione culturale del secolo scorso, quando il cinema rappresentava non solo un momento si svago ma un’organizzazione di significati. Un’atmosfera di raffinata nostalgia caratterizza un’altra pubblicazione Fandango, questa curata insieme all’eccellente Coconino Press di Bologna, ben nota agli appassionati di fumetto. Parliamo di “Parola di Chandler”, dove lo scrittore de “Il falcone maltese” e “Il lungo addio” svela i retroscena più importanti della sua biografia e i principali trucchi del mestiere. Basterebbe questo a renderlo affascinante, ma in più la traduzione d’autore di Sandro Veronesi e le ispirate illustrazioni di Igor ne fanno un volume da collezione. 
 
La seducente combinazione tra parole e disegni è alla base de “L’Avventura della banda maculata”, bellissimo libro (anche) di immagini pubblicato in queste settimane da Donzelli. Essa si presenta apparentemente come una nuova missione per il leggendario investigatore Sherlock Holmes e il suo collaboratore, il fedele Watson. Potrebbe essere sufficiente questo per suscitare l’attenzione dei lettori. A rendere più accattivante la storia – tradotta da Nello Giugliano ed improntata sulla richiesta d’aiuto di Miss Helen, che non riuscedo a spiegarsi la misteriosa morte della giovane sorella si rivolge appunto al celebre detective – contribuisce l’illustrazione curata dalla bravissima Christel Espié, che per questo lavoro ha ottenuto un enorme successo di critica. Un successo davvero meritato perché la disegnatrice si è ispirata alle prime illustrazioni delle storie di Sherlock Holmes, realizzando raffinati giochi di luce e ombra, e curando in maniera scrupolosa sia le ampie prospettive che i tanti dettagli, colti nella loro vivezza.

E ci fa piacere concludere ricordando che se oggi conosciamo più da vicino la cultura anglosassone, lo dobbiamo anche a Fernanda Pivano, di cui poco tempo fa abbiamo segnalato la pubblicazione per Bompiani del secondo volume dei suoi Diari. Fernanda era nata a Genova ma aveva trascorso quasi tutta la sua vita a Milano. Ebbene proprio il capoluogo lombardo le rende omaggio attraverso una Mostra (“Fernanda Pivano. Viaggi, cose, persone”; presso la Galleria Gruppo Credito Valtellinese, a Corso Magenta, fino al 18 luglio) in cui viene ripercorsa la sua esistenza, interamente votata alla enorme passione per la letteratura. Una passione di cui le siamo grati.


A cura di Vittorio Castelnuovo
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