Vassily Sinaisky: Čajkovskij, Concerto n. 1 per pianoforte e orchestra op. 23

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    AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA Sala Santa Cecilia
    Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia

     

    Vassily Sinaisky Direttore
    Denis Matsuev Pianoforte

     

    Pëtr il’ič Čajkovskij
    (Votkinsk 1840 - San Pietroburgo 1893)
    Concerto n. 1 in si bemolle minore
    per pianoforte e orchestra op. 23
    Allegro non troppo e molto maestoso. Allegro con spirito
    Andante semplice
    Allegro con fuoco

    Data di composizione
    1874
    Prima esecuzione
    Boston, 25 ottobre 1875
    Direttore
    Benjamin J. Lang
    Organico
    Pianoforte solista,
    2 Flauti, 2 Oboi,
    2 Clarinetti, 2 Fagotti,
    4 Corni, 2 Trombe,
    3 Tromboni, Timpani, Archi

     

    Il Concerto n. 1 per pianoforte di Čajkovskij
    Tratto dal programma di sala dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia

    Sicuramente tra le opere più popolari dell’intero repertorio, il Concerto in si bemolle minore per pianoforte e orchestra di Pëtr Il’ič Čajkovskij non ha certo bisogno di presentazioni. Eppure è sorprendente  scoprire che la sua genesi fu piuttosto travagliata e controversa, come racconta lo stesso compositore in una delle lettere alla sua fedele ammiratrice e sostenitrice Nadežda von Meck, alla quale confidava ogni dettaglio della sua attività compositiva.

    Ecco una citazione dalla sua lettera da Sanremo del 2 febbraio 1878: «Nel dicembre 1874 ho scritto un Concerto per pianoforte. Dato che non sono un pianista, avevo bisogno di rivolgermi a un virtuoso, uno specialista, che mi indicasse ciò che fosse faticoso, di difficile esecuzione, privo di effetto e così via. Mi serviva un critico severo, ma allo stesso tempo, ben disposto nei miei confronti. Devo dire chiaramente che una voce interiore protestava contro la scelta di [Nikolaj]
    Rubinštejn come giudice. Egli non solo è il primo pianista moscovita, ma è certamente un pianista superiore. Così lo invitai ad ascoltare il Concerto e a fare delle osservazioni a proposito della parte pianistica. Era la vigilia di Natale del 1874, Rubinštejn propose di provare in una delle classi del Conservatorio. Mi presentai con il mio manoscritto e dopo di me giunse Rubinštejn con Hubert. Suonai il primo movimento. Neanche una parola... Armatomi di pazienza, lo suonai fino alla fine. Ancora silenzio. Mi alzai e chiesi: “Ebbene?” Allora dalle labbra di Rubinštejn sgorgò un torrente di parole, dapprima tranquille, poi sempre più simili a un profluvio di Giove tonante. Pareva che il mio Concerto non valesse niente… che la composizione fosse pessima e volgare... Io ero stupefatto e colpito che una persona che aveva scritto già moltissimo e che teneva al Conservatorio un corso di composizione libera, si facesse oggetto di un tal biasimo. Uscii tacendo dalla stanza e andai di sopra. Ben presto riapparve Rubinštejn... Mi ripeté che il mio Concerto è impossibile e, avendomi indicato molti punti in cui erano necessari cambiamenti radicali... se… lo avessi rivisto secondo i suoi desideri, allora mi avrebbe fatto l’onore di eseguirlo... “Non ne rivedrò neppure una nota, – gli risposi – e lo pubblicherò così com’è!” E così ho fatto».

    Hans von Bülow, allievo di Franz Liszt, fu il primo a suonare il Concerto negli Stati Uniti, a Boston il 25 ottobre 1875 e Čajkovskij glielo dedicò, grato per l’esecuzione. Questa decisione fu presa dal compositore su suggerimento di Karl Klindworth che allora insegnava al Conservatorio di Mosca ed era molto rispettato da Pëtr Il’ič. E fu lo stesso Klindworth a consegnare il manoscritto ad Hans von Bülow, dal quale il compositore ricevette numerose lettere piene di ammirazione e gratitudine.

    In Russia la prima esecuzione non soddisfece l’autore. Il 1° novembre il Concerto fu eseguito a San Pietroburgo da Gustav Kross, sotto la direzione di Eduard Napravnik. Questa fu la reazione di Čajkovskij: «Napravnik ha fatto di tutto per accompagnarlo in modo tale che al posto della musica non ci fosse altro che un’atroce cacofonia. Il pianista Kross l’ha interpretato in modo coscienzioso, ma piatto, privo di gusto e di fascino». Sicuramente andò meglio a Mosca dove, scelto dallo stesso autore come solista, Sergej Taneev «suonò il 21 novembre 1875 meravigliosamente». L’orchestra fu guidata dallo stesso Nikolaj Rubinštejn. In seguito, nonostante fosse contrario a qualsiasi cambiamento, il compositore accolse alcune correzioni proposte da Edward Dannreuther, interprete della prima esecuzione in Inghilterra il 23 marzo 1876, e le trasferì nell’edizione apparsa nel 1879; dieci anni dopo, in una nuova edizione, furono introdotte ulteriori modifiche, forse suggerite da altri pianisti, come Aleksandr Ziloti. Poco dopo il severo critico Nikolaj Rubinštejn cambiò la sua opinione sul Concerto e lo eseguì il 16 febbraio 1878 a Mosca e poi due volte a Parigi all’Esposizione Universale. Leggiamo una lettera di Čajkovskij scritta a Clarens alla solita von Meck: «28 marzo 1878. Ieri ho ricevuto la sua lettera con la notizia del Concerto di Rubinštejn. Sono molto lieto che il mio Concerto Le sia piaciuto. Per quanto riguarda l’esecuzione da parte di Nikolaj Grigor’evič, ero assolutamente sicuro che lo avrebbe suonato magnificamente. In sostanza questo Concerto è davvero scritto per lui e conta sulla sua immensa abilità di virtuoso». Durante la tournée di Čajkovskij negli Stati Uniti nel 1891 il Concerto fu suonato più volte sotto la sua direzione, in particolare il 5 maggio all’inaugurazione della famosa Carnegie Hall. Infine, anche il programma dell’ultimo concerto diretto dal compositore, il 16 ottobre 1893, oltre alla prima esecuzione della Sesta Sinfonia “Patetica”, conteneva il Primo Concerto per pianoforte, con la solista Adele Aus der Ohe, la stessa della tournée americana. Čajkovskij si accomiatò dal proprio pubblico proprio con queste due opere. Nel primo e nel terzo movimento Čajkovskij utilizzò due temi popolari ucraini: come spiegò egli stesso in una lettera alla von Meck, scritta nella sua tenuta a Brailov: «9 maggio 1879. Sono stato in chiesa, al monastero... Ho ascoltato il canto dei “ciechi con le lire”. Il canto si chiama così per lo strumento di accompagnamento, la lira appunto, che non ha nulla in comune con lo strumento antico. È meraviglioso che tutti i cantanti ciechi in Piccola Russia [Ucraina] cantino sempre lo stesso motivo. L’ho parzialmente utilizzato nel primo movimento del mio Concerto per pianoforte» [nell’episodio Allegro con spirito]. Nel Finale Čajkovskij inserisce un’altra canzone ucraina “Esci esci, Ivan’ku”. Infine nel secondo movimento, come ricordava il fratello Modest, il compositore usò un tema francese che i due fratelli spesso canticchiavano da piccoli. Negli anni ‘80 il celebre pianista russo Lazar’ Berman trovò nella biblioteca del suo maestro Aleksandr Goldenweiser la partitura della prima versione, originale, del Concerto. Dopo averla studiata Berman scoprì che il Concerto non era un’opera così marcatamente pomposa, festosa e virtuosistica, ma molto lirica. Ad esempio, il primo tema, di solito sospinto in secondo piano dai possenti accordi del pianoforte, risultava invece in tutto il suo sapore nazionale: maestoso, epico, con l’accompagnamento degli stessi accordi del solista ma suonati in arpeggio, come su un antico strumento, il gusli [una sorta di salterio]. In questa versione il Concerto è stato registrato nel 1986 da Lazar’ Berman con l’Orchestra della Radio di Berlino Ovest diretta da Yuri Temirkanov.

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