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Roma fuggitiva / Ti uccidero, mia capitale

I classici

Carlo Levi giorgio manganelli roma capitale donzelli adelphi

di Carlo Levi / Giorgio Manganelli
Editori: Donzelli / Adelphi


Carlo Levi: Roma fuggitiva
Dal passato riemergono le figure di due grandi figure della letteratura italiana: quelle di Carlo Levi e di Giorgio Manganelli. Il pubblico dei lettori giustamente associa il nome di Carlo Levi a “Cristo si è fermato a Eboli”, titolo non solo tra i più importanti ma anche tra i più struggenti del Novecento italiano. Antifascista e per questo condannato al confino in Lucania, dove trasse spunto per scrivere il suo celebre libro, egli fu successivamente senatore della Repubblica dal 1963 al 1972. Si spense tre anni dopo. Apprezzato anche per la sua attività di pittore, Levi era soprattutto un acuto osservatore, come tutti i grandi romanzieri, della realtà. E la realtà sociale del nostro paese, con epicentro la capitale, era in continua trasformazione a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta. Così quella Roma, la stessa che abbiamo imparato a conoscere nei raccontini di Flaiano oppure nei film di Fellini, trova una nuova intonazione nei suoi scritti. Dove nonostante una frettolosa e incolta modernità e persino sotto i colpi della speculazione e della cattiva politica, l’autore si augura – descrivendo le feste popolari di San Giovanni e pure il vuoto assoluto di Ferragosto – che la bellezza della città si apra ad un nuovo sviluppo civile, come ben sottolinea Giulio Ferroni nella sua bella introduzione.


Giorgio Manganelli: Ti uccidero, mia capitale
Di registro diverso appare “Ti uccidero, mia capitale”, una raccolta di saggi inediti elaborati tra gli anni Quaranta e gli anni Ottanta da Giorgio Manganelli; scrittore tra i più misteriosi, più bravi e in fondo tra i meno conosciuti della nostra narrativa. L’editore Adelphi è impegnato da tempo nella ristampa di tutta la sua opera, ma qui spiazza i lettori offrendo una produzione del tutto sconosciuta e, nemmeno a dirlo, di altissimo profilo. L’analisi di Paolo Mauri, su Repubblica del 22 marzo scorso; oppure quella di Salvatore Silvano Nigro, apparsa due giorni prima nell’inserto culturale de Il Sole 24 Ore, hanno ribadito la considerazione importante della critica nei confronti di Re Giorgio e della sua originale concezione della letteratura. Noi ne avvalliamo il giudizio e ci auguriamo il pubblico segua l’esempio. Manganelli è uno scrittore necessario.


A cura di Vittorio Castelnuovo

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