Sarò sempre tuo padre - Scatti di scena

Note di regia

Lodovico Gasparini

 Penso che il dolore per la fine di un matrimonio sia paragonabile in molti casi a quello che si prova per la morte di una persona cara. Se poi si ha, come Antonio Rubino, la sensazione di non essere stato capito, di avere subito in qualche modo un'ingiustizia, e si è tormentati dal dubbio che forse le cose si sarebbero potute "aggiustare", è spesso difficile superare la prova, risalire la china, tornare a sorridere agli amici e vivere serenamente.

A causa della separazione voluta da sua moglie, Antonio Rubino è costretto a staccarsi da lei e dal figlio e ad andarsene da casa. Tutto inizia ad andargli storto e poco dopo perde anche il lavoro. È questo crollo, questa graduale perdita di sé, questa discesa verso il basso che abbiamo voluto raccontare. Non ci siamo interessati alle cause o alle colpe di una separazione, quasi sempre imputabili sia a lui che a lei, ma alle sue conseguenze, spesso più pesanti per lui che per lei. Infatti in Italia quasi un milione di padri separati vivono sotto la soglia della povertà.

Il progetto è nato da un fatto di cronaca realmente accaduto ed è stato fortemente voluto sia dal produttore Guglielmo Arié che da Rai Fiction.  Leggendo la sceneggiatura di Francesco Asioli, Anna Maria Carli e Salvatore Basile ho subito capito il potenziale della storia e la possibilità di coinvolgere le famiglie in un dibattito più graffiante del solito: non è forse diventato un po' troppo facile chiedere la separazione? Si tiene abbastanza conto della sofferenza dei bambini quando ci si separa? L'importanza della paternità non è stata un po' troppo svilita negli ultimi tempi? E che dire delle leggi che regolano la separazione? Siamo sicuri che affidando nel 90% dei casi il bambino alla madre le leggi rispecchino sempre l'interesse del bambino? Insomma non ci vorrebbe un po' più di attenzione da parte dei legislatori, dei giudici, degli avvocati per un tema così importante?

Sono particolarmente contento del cast. Dopo "La guerra è finita" (2001) e "La leggenda del bandito e del campione" (2010), "Sarò sempre tuo padre" è la terza miniserie che giro con Beppe Fiorello protagonista. Come sempre abbiamo rivisto insieme la sceneggiatura, lavorando soprattutto sui dialoghi e le situazioni del suo personaggio. Sul set poi tutto è filato liscio.

Ho puntato su Ana Caterina Morariu per la parte della moglie Diana dopo averla incontrata negli uffici della Solaris. Aveva qualcosa in più delle altre candidate che mi sembrava essenziale per il ruolo: la capacità di nascondere il dolore dietro una maschera forte e serena.

Nel ruolo del figlio Andrea, dopo una lunga serie di incontri e provini, ho scelto il piccolo Dario Fiorica per quel suo sguardo profondo, un po' perso nel nulla, infantile ma adulto al tempo stesso.

Per finire penso che il terzetto di padri separati che fanno da spalla al nostro protagonista, cioè Rodolfo Laganà, Pietro De Silva e Angelo Orlando siano riusciti ad inserirsi nella tragica realtà dei senza tetto con lievità e ironia dando alla miniserie un misto di dramma e di commedia, essenziali per come volevo raccontare la storia.

La miniserie è stata girata interamente a Roma, con la scenografia di Giantito Burchiellaro, la fotografia di Blasco Giurato in 35 mm, e i costumi di Valter Azzini. Ogni giorno di lavorazione è stato intensissimo. La casa dei Papà è stata costruita a Ostia negli ambienti di un vecchio ospizio abbandonato mentre l'appartamento di Antonio e Diana Rubino è stato ricreato all'interno di una casa nel quartiere di San Giovanni. Tutti gli altri ambienti sia interni che esterni sono stati trovati in vari quartieri di Roma.

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